Non Faccio Prigionieri, siete avvisati.

 

Mimmo Parisi ha sempre amato la ricerca, sorprendendo costantemente chi lo segue o chi si imbatte accidentalmente con la sua produzione cantautorale. Non fa eccezione il suo secondo album da solista ‘Non Faccio Prigionieri’, il quale è in giro per il web proprio iin questi giorni. La sua splendida voce è protagonista assoluta e fuori dagli schemi. Di certo le canzoni assumono la veste foriera dei pensieri e delle riflessioni che agitano il loro demiurgo, tuttavia è appunto la voce a essere assoluta padrona della scena. ‘Non Faccio Prigionieri’ è un music-work che conferma Mimmo come uno dei migliori interpreti/autori (o come originalmente si autodefinisce lui stesso, rockantautore) tra quelli che cercano di dire la loro attraverso le note e le parole. Questa l’intervista con il cantante bolognese.
‘Non Faccio Prigionieri’è un riuscito incontro fra il Mimmo più tradizionale e un Parisi ancora una volta innovativo. Come è nato questo album?
Ogni volta che faccio un disco nuovo cerco di metterci dentro tutto ciò che sto pensando in quell’attimo e mi sta attraversando il cuore e la mente. È importante vivere l’emozione del momento. Non potrei mai vivere di glorie passate, di cose già fatte: cerco sempre strade diverse, l’ho dimostrato ampiamente. Tutte le mie canzoni sono diverse, anche se, ovviamente, si sente che in modo più o meno sotterraneo, il filo usato proviene dallo stesso store, come dicono gli inglesi. Spero che qualcuna delle mie composizioni vada a far parte del quotidiano della gente, ne sarei veramente orgoglioso.
Nell’album mi ha particolarmente colpito la title track e un brano che mi ha sorpreso, ‘Vamos’: ci parli del tuo approccio alla composizione?
Sono nate come tutte le mie canzoni: io mi metto al pianoforte o alla chitarra lavorando ad alcune idee, fino a quando non avverto che ciò che sto cantando va bene. Compongo attraverso l’idea che in quel momento mi sta passando per la testa e che mi sta interessando, un’idea che affido alla mia vocalità. Da lì poi il tutto evolve già verso un certo tipo di arrangiamento che caratterizzerà in modo precipuo la neo-composizione: nel momento in cui gli occhi cominciano a brillare di un’altra luce, vuol dire che sono sulla strada giusta. Questo è il mio metodo compositivo. Per quanto riguarda ‘Vamos’, la musica e la cultura ispanico/messicana mi hanno sempre appassionato, mi ero riproposto, un po’ di tempo fa, che avrei composto qualcosa con quello stile, bene, il momento è arrivato e l’ho fatto. Devo dire che sono particolarmente fiero di questa composizione che allarga la mia visione sulla struttura canzone, per lo meno da un punto di vista di genere: si possono scrivere canzoni rock e spagnoleggianti con la stessa grinta!
Ho l’impressione che nelle tue canzoni l’abbinamento tra musica e parole sia particolarmente riuscito…
Non è facile farlo, ma neanche così difficile. Io sono un musicista, anzi prima di tutto nasco come cantante/chitarrista. A 15 anni già giravo con la mia prima band. Andavamo in giro a fare concerti in cui, guardacaso, cantavo Otis Redding, Deep Purple, Led Zeppelin, Europe e Clash, ma anche Pooh. Già spaziavo, a livello di generi, anche se poi The Call Of The wild si è fatto sentire imperioso: l’hard rock abbinato a una propensione cantautorale mi hanno aperto e indicato la strada. Nel tempo, ogni volta che cantavo canzoni altrui le facevo già mie.
A proposito di testi, Mogol, in un’intervista al Venerdì di Repubblica di qualche tempo fa, (uso un sintagma preso quasi pari pari dal testo della tua title track ‘Non Faccio Prigionieri’, sparò a zero su tutti i suoi colleghi. Un tuo commento?
Mah, lui è un grande e un mostro sacro. Se si è espresso in questi termini avrà avuto le sue ottime ragioni. E’ sempre antipatico dare giudizi tipo mannaia, però alcuni lo fanno. Io personalmente penso che ci sia spazio per le diverse espressioni sia a livello testuale, sia a livello musicale stretto. Bisogna ricordarsi che comunque il mondo della canzone è un universo sempre in evoluzione, c’è semppre chi sposta i paletti un po’ più avanti o indietro (metti che uno sia appassionato di musica celtica…). Quello che cerco di dire è che non esistono i bravi e gli ultimi della classe. Chiunque si avvicini al mondo dell’Arte in genere, ha sempre qualcosa da dire. Poi bisogna vedere quante orecchie abbiano voglia di ascoltare e se il momento storico è quello giusto, comunque se uno vuol criticare lo faccia pure, lo stesso se uno si vuole esprimere, lo faccia lo stesso senza grandi problemi: signori, siamo in democrazia!
Non posso esimermi dal farti una domanda di rito, che ne pensi dei talent show tipo ‘Amici’?
Io sono contrario ai talent show. Sono un musicista, un cantante e un autore, e credo che il talento sia un fatto innato, non può essere insegnato da nessuno. Non esistono insegnanti di talento e persone che lo apprendono. Chiediamoci ad esempio se Aretha Franklin, Sting, Prince o Peter Gabriel siano mai andati a scuola di talento.
Concludiamo con l’elenco dei brani del tuo secondo album, ‘Non Faccio Prigionieri’, perché questo titolo ferale?
Non direi ferale, direi piuttosto guerriero, combattivo. Ricordati che io sono un (prendo in prestito dal mondo della carta stampata il termine) musicista freelance. Questo status è quello giusto per chi come me si autoproduce il proprio punto di vista sul mondo. Non sono qui a vendere niente, le padelle berlusconoane facciamole vendere a lui stesso quando va da Vespa. Io penso che dovremmo tutti quanti darci una calmata nella dissennata corsa verso il benessere vacuum. Insomma se non ci sono le possibilità, in vacanza non ci si va, il telefonino all’ultimo grido (anche perché ti spennano!) non lo si prende. Perché dico questo? Semplicemente perché abbiamo permesso a dei cialtroni rubagalline di andare al potere e, da sempre, abbiamo permesso di far accedere questa cattiva umanità a stipendi folli, del tutto squilibrati: è una vera barbarie permettere che il ciabattino prenda dei soldi che lo accompagnano appena per le prime tre settimane del mese e a questi  venga assicurato, alla Camera, un pasto al costo di un euro: se i tuoi neuroni sono adatti a fare lo statista devi fare lo statista, se invece sono adatti a fare il salumiere, bene, farai quello: ambedue sono utili alla società. Non capisco perché i neuroni del salumiere non abbiano bisogno delle vacanze alle Mauritius come quelle dei rubagalline! Quindi se ce n’è per tutti di Mauritius, andiamoci, se così non è, TUTTI A CASA a scaldarsi la minestrina del discount! Io la penso così e chi ha un diverso parere è già destinato a una società di diversi, una società dove tutto è triste perché un uomo e una donna non possono appartenere alla classe A o B! E’ scandaloso chi sostiene questo.
Ovviamente ‘Non Faccio Prigionieri’ è una metafora per dire che, in un mondo siffatto, non scuso nessuno, non scuso chi ruba e non scuso chi permette (ad esempio sbagliando a votare) che qualcuno faccia solo i cazzi suoi, una volta arrivato a Montecitorio o a Palazza Madama.
I brani presenti in questo mio secondo album sono:
1-Non Faccio Prigionieri
2- Io Mi Gioco Tutto
3- Che Vita E’
4- Ciao Verdone
5- Vamos
6- Excalibur
7-L’Aquilone
8- Tweetta
9- Corri Corri Corri!
Invito tutti a scaricarli, free download, da rock.it, reverbnation e tutti i diversi e importanti digital store che mi hanno proposto di sostenere le mie songs. Grazie per l’attenzione che mi accordate e a presto.

Foto di Jenny
Testo raccolto da Armando Barilli

Qui il free download: 




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