Tre letture: due poesie e una canzone
Tenendo
ben a distanza la retorica di una certa idea sulla figura della madre, ma
piuttosto cercando vie nuove, riportiamo qui qualche scritto di autori che,
solo per una questione squisitamente temporale, a volte sono confusi con quella
pletora di narratori di mamme stereotipate.
Il primo
è niente di meno che il Generale.
Mia Madre
(Giuseppe
Garibaldi)
Nelle circostanze più terribili
della mia vita, quando l’oceano ruggiva sotto
la carena, contro i fianchi della mia nave,
sollevata come un sughero; quando le palle
fischiavano alle mie orecchie e piovevano a
me d’intorno fitte come la gragnola, io vedevo
sempre mia madre inginocchiata, immersa e
nella preghiera, ai piedi dell’Altissimo.
Ed in me, quello che trasfondeva quel coraggio,
di cui anch’io rimanevo stupito, era la convinzione
che non poteva cogliermi alcuna disgrazia,
mentre una così santa donna,
un tale angelo pregava per me.
Nelle circostanze più terribili
della mia vita, quando l’oceano ruggiva sotto
la carena, contro i fianchi della mia nave,
sollevata come un sughero; quando le palle
fischiavano alle mie orecchie e piovevano a
me d’intorno fitte come la gragnola, io vedevo
sempre mia madre inginocchiata, immersa e
nella preghiera, ai piedi dell’Altissimo.
Ed in me, quello che trasfondeva quel coraggio,
di cui anch’io rimanevo stupito, era la convinzione
che non poteva cogliermi alcuna disgrazia,
mentre una così santa donna,
un tale angelo pregava per me.
Il
secondo invece rimanda ai libri di lettura del post dopoguerra, anche lui, valente
poeta ma legato al “devi imparare la poesia, altrimenti non posso dare la
sufficienza!” dei vari maestri elementari.
Il
Sorriso della Madre
(Angiolo
Silvio Novaro)
Benedetta la casa
illuminata dal sorriso della madre!
Sorriso della madre!
Più nitido e luminoso del primo raggio di sole
quando appare alla creatura
che riapre gli occhi al mattino, lusinghiero
quando saluta e dice addio da un davanzale
e accompagna fino alla svolta della strada,
e chi si allontana se la porta nel cuore e la
strada gli sembra più amabile di ieri e il
mondo gli sembra più roseo…
Benedetta la casa
illuminata dal sorriso della madre!
Sorriso della madre!
Più nitido e luminoso del primo raggio di sole
quando appare alla creatura
che riapre gli occhi al mattino, lusinghiero
quando saluta e dice addio da un davanzale
e accompagna fino alla svolta della strada,
e chi si allontana se la porta nel cuore e la
strada gli sembra più amabile di ieri e il
mondo gli sembra più roseo…
Il
terzo, invece, è un autore dei nostri giorni, più precisamente si parla di Mimmo
Parisi, cantautore appassionato di Letteratura, del quale riportiamo il testo
di una delle sue ultime canzoni che ha come riferimento, per l’appunto, la
figura materna.
Il
Dolce Tempo di Maria
(Mimmo
Parisi)
Quando avevi
le bambole col tuo re
Con le
trecce tu piccola senza me
Tra un
sorriso e una favola forse avrai
Letto sopra
una nuvola che io avrei
Avrei
Raggiunto te
Così divenne
Mio
Il dolce
tempo di Maria
Mi ricordo il
cappotto tuo quello che
Ci si stava
stringendosi pure in tre
Ore sono un
funambolo con i guai
Senza te non
ho corda in cielo ormai cadrei
Cadrei
Dov’è
Quel tempo
tuo
Ma dove ho
perso
Mai
Il dolce
tempo di Maria
Il tempo con
la sua magia
Tutti i
dolori porta via
Con te
invece non è forte
Continui a
dirmi buonanotte
Bimbo mio
Dov’è
Quel tempo
tuo
Ma dove ho
perso
Mai
Il dolce
tempo di Maria.
A cura di Diego Romero
Qui il link al video:
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