Ariana e i fan italiani

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Pare che tutto, o quasi, sia andato a buon fine. Il tema è il concerto di Ariana Grandi. Per lei hanno iniziato a mettersi in fila da venerdì. Venerdì notte. Ieri, nel lungopomeriggio di attesa, all’esterno del palazzetto tutto è filato liscio. Fin dall’ora di pranzo le forze dell’ordine, anche in borghese, hanno pattugliato la zona e allontanato gli abusivi impegnati a vendere oggetti contraffatti. Soprattutto sciarpine e «orecchiette» nere, simbolo della popstar. Sono stati denunciati oltre venti venditori abusivi e sequestrati duecento capi. A partire dalle 18 sono poi cominciati i controlli veri e propri. Gettati tutti i tappi delle bottigliette, aperti gli zaini e sequestrati cavi del cellulare, power bank, bombolette spray e qualche striscione. Ma non si sono visti cumuli eccessivi di oggetti abbandonati all’ingresso, perché il pubblico era organizzatissimo. Ragazzi, bambini e i genitori ieri mattina si sono seduti in piazza d’Armi sotto ombrelli e ombrelloni, attrezzandosi con ventagli, litri di bottiglie d’acqua e nebulizzatori, ma prima di entrare in molti hanno scaricato ad amici e parenti gran parte degli oggetti che non avrebbero potuto portare dentro al palazzetto.
Anche l’ordinanza contro la vendita di bottiglie di vetro questa volta ha funzionato: le bibite sono state vendute solo dai «paninari» regolari e in bicchieri di plastica, e gli strati di cocci di vetro e immondizia dopo l’ingresso dei fan al Pala Alpitour sono solo un lontano ricordo. Dopo la tragedia di piazza San Carlo le forze dell’ordine si sono anche impegnati con discrezione per mantenere l’ordine e la giusta distanza di sicurezza tra le migliaia di persone in coda. Tutto bene. Forse sarebbe da rivedere l’approccio agli eventi che fanno parte della vita. Come i concerti. Ripensare le priorità. L’entusiasmo va bene. Andrebbe ancora meglio se fosse accompagnato dalla riflessione. Insomma i fan hanno dimostrato un affetto incredibile. Come incredibili sono le loro affermazioni.
Giovanna, impiegata di Imperia di 41 anni, è arrivata con la figlia: «Sono qui per amore di Letizia, ma alla fine la musica della popstar ha appassionato anche me», dice. Massimo, 16 anni, di Treviso, studente al liceo artistico, ha scelto di venire all’ultima tappa europea del «Woman Dangerous Tour» per sostenere la sua beniamina: «Ariana Grande ha trasformato l’attentato in uno strumento per fare propaganda contro la violenza. La ammiro molto: è riuscita a fare di un trauma qualcosa di meraviglioso». Si chiude con Salvo, 51 anni, e la figlia Silvia di 15 anni: «Siamo partiti da Palermo – dice il papà – ma nonostante i fatti di Manchester non abbiamo paura: se Ariana ha avuto il coraggio di proseguire il tour, perché noi dovremmo cambiare le nostre abitudini?» Forse, verrebbe da rispondere, perché Ariana Grande viaggia con 10 bodyguard e guadagna in una tournee quanto un peone prenda col TFR.

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