Libertà e pensiero
Un uomo che pensa è un uomo libero, e un uomo libero è sempre un pericolo, in dittatura come nella ben più insidiosa democrazia, dove prosperano i suoi (si fa per dire) colleghi con le loro alzate di testa da schiavi obbedienti:
Signor
direttore, da noi venne il padre di un alunno e ci disse che voleva
dispensare il figlio dall’insegnamento religioso. Sentimmo brividi
freddi scorrerci nella schiena. Dicemmo: “ Ci pensi bene! ” Sentimmo che
l’uomo ci pensava. Fummo annientati nella nostra fede, quando l’uomo ci
disse: “ Ci ho pensato! ” Insistemmo.
Il maestro di Vigevano è, a suo modo, uno dei libri perfetti. Assoluti.
E’ un libro strano, anomalo nella sua semplicità che gronda vita vera.
Non credo, anzi sono certo che oggi un libro così non verrebbe neanche
preso in considerazione, se non per venir falcidiato dall’orrida
consuetudine dell’editing a ogni costo. Eppure, non è sempre stato così.
Italo Calvino, dopo aver letto il manoscritto, scrisse a Vittorini: è di un’oscenità, uno schifo dell’umanità che fanno restare senza fiato, ed è pieno di motivi assolutamente paranoici, ma tutto insieme è una cupa opera di poesia in cui non ci sarebbe da toccare una virgola.
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