Non protestare amico mio.


Scritto da M.U.

Ne è passato di tempo dalla Trilogia Chimica!
Morgan, all'anagrafe Marco Castoldi, è recentemente tornato alla ribalta grazie, o per colpa, di X Factor, popolare trasmissione televisiva pseudo-musicale. Basta una rapida visione del programma per giungere ad una conclusione: Morgan ha esagerato, impersonando fin troppo realisticamente il personaggio fuori dagli schemi che guidava i Bluvertigo. Se all'epoca dei suoi primi successi interviste stravaganti e vistoso make-up erano parte di una scelta artistica condivisibile e autoironica, oggi la credibilità delle sue azioni sembra venire meno. In particolare, storciamo il naso di fronte a sciocchi battibecchi, false proposte e ideali di seconda mano in un improbabile teatrino dei debuttanti.
Frettolosa come conclusione, giustificata in parte, sicuramente spontanea reazione del fan tradito, ma frettolosa. Non solo gli appassionati hanno reagito. Ecco il pensiero di Eros Ramazzotti espresso su La Repubblica circa un anno fa:

Anni fa Morgan ha detto: "mi vergogno di essere rappresentato nel mondo da uno come Ramazzotti". Ma chi è Morgan? Che vuole? Che fa? Il giurato, il giudice a X Factor, il posto peggiore dove un cantante esordiente possa capitare.

Tuttavia, chiedere ai suoi sostenitori sul blog di X Factor cosa ne pensano di questo rilancio televisivo è sicuramente una prova del fatto che Morgan tiene a dare spiegazioni e a discutere della sua più recente evoluzione.
Un'analisi dell'artista Morgan dagli albori della sua carriera può essere utile ad inquadrarlo da un'altra prospettiva, un punto di vista che ci permetta di perdonargli la presunta caduta di stile, soprattutto se durante questa esplorazione teniamo ben presente il tratto fondamentale del nostro: l'eccentricità.
Fin dal 1995, quando uscì il primo lavoro ufficiale a nome Bluvertigo dal titolo Acidi e Basi, non è mai mancata a Morgan la capacità di stupire pubblico e critica con atteggiamenti esuberanti, degni discendenti del periodo glam di David Bowie, uno dei suoi principali idoli. Per quanto immaturo, Acidi e Basi porta con sè i due aspetti chiave della musica dei Bluvertigo: la peculiarità lirica e la varietà stilistica.
Nulla togliendo al talento del resto della band, è a Morgan che guardiamo quando si tratta di decisioni in studio, produzione, testi e direzioni intraprese. Poliedrico e sempre attento alle influenze, Morgan seleziona per le musiche tutto quello che è stato il suo passato di ascoltatore e il suo presente di musicista-ascoltatore. Colto in questo senso più di altri suoi contemporanei, per tutta la durata del suo percorso artistico, compreso quello solista, troviamo cantautorato italiano (Battiato e De André) mescolato con rock d'oltremanica, gli anni '80 della new wave e l'elettronica d'avanguardia. Morgan forgia per i Bluvertigo uno stile perfettamente riconoscibile, personale e meno debitore al resto del mondo di quanto lo sia il suono di, ad esempio, Afterhours o Marlene Kuntz. Sul versante lirico, rinuncia alla rima facile in favore di aforismi, metafore e allusioni, in uno sfoggio di ermetismo poetico che spesso e volentieri fa da filtro ad esperienze personali: un demone buono e un demone cattivo si scontrano in me, canterà in Metallo Non Metallo, secondo disco per i Bluvertigo nel 1997 e col tempo diventato quello più rappresentativo.
Il successo è immediato, e si consolida due anni dopo con l'ultimo capitolo della cosiddetta Trilogia Chimica, Zero. Una raccolta nel 2001 dal nome Pop Tools, contenente il brano "L'Assenzio" portato a Sanremo nello stesso anno, sarà l'ultima mossa prima del silenzio stampa da parte dei Bluvertigo: evitando aperte dichiarazioni, il gruppo si pone in una fase di stallo, allontanandosi dai riflettori senza ammettere o promettere nulla, fino al recente ritorno per qualche concerto.
Tra la presunta fine e l'annunciato ritorno, Morgan non ha mai disdegnato il mezzo televisione, è forse questo che i fan intransigenti non riescono a capire, e con loro i critici dell'ultima ora. Anzichè ergersi a figura portante del rock alternativo dello Stivale, per poi smentire tutto tradendo la fiducia dei propri ammiratori con azioni di dubbio gusto, Morgan non ha mai vestito tali panni. Proprio per questo la partecipazione al festival di Sanremo non va fraintesa: i Bluvertigo non stavano mendicando popolarità, continuavano semplicemente per la loro strada anche se imposta dalla casa discografica. La loro non è una battaglia contro il mainstream, la loro musica non è mai stata il portabandiera di chissà quale orgoglio snob.
E' molto più semplice in quest'ottica discutere dell'artista Morgan, che sempre artista rimane nonostante i Bluvertigo siano messi da parte. Da solista, il nostro pubblicherà tre album, spostando l'attenzione verso un'intimità molto più accentuata che in precedenza. Morgan mette a nudo la sua vita e i suoi amori, i suoi contrasti e le sue paure, le sue ossessioni e il suo presente: Canzoni dell'Appartamento, primo lavoro a suo nome e sicuramente il migliore, vince il premio Tenco nel 2003. Non mancano collaborazioni per colonne sonore, le apparizioni in televisione (fra le altre: MTV Absolutely 90s e da Fazio a Che Tempo Che Fa) e la pubblicazione di libri che gli valgono un discreto successo di critica. In ogni sua comparsa conserva comunque intatta l'aria da intellettuale che si porta dietro ormai da anni: nei vestiti, nei vezzi, nei toni e nella scelta lessicale Morgan si mantiene al tempo stesso onesto e scostante, introverso ed eclettico.
Il suo approdare a X Factor ha subito suscitato reazioni contrastanti, eppure la sua figura mediatica è sempre esistita, latente in certi momenti ma sempre presente e pronta a riapparire per comodità o necessità. Ambiguo come nelle sue opere, non è sufficiente una trasmissione televisiva per giudicare il suo lavoro, e il fraintendimento è alla portata di mano di fronte ad un personaggio che di maschere ne indossa almeno tante quanti sono i vestiti che cambia regolarmente tra una puntata e l'altra.
Il miglior modo per capire Morgan restano, in ogni caso, le sue parole. E per capire il suo attuale punto di arrivo c'è solo da chiedersi insieme a lui:

Dove sono arrivato
come ci sono arrivato
e in quali condizioni
sulla strada che non prenderemo
dove sono arrivato?

Commenti

  1. I dolori più forti, quelli più intensi, quelli che nemmeno si vedono. Quelli che nonostante noi ci mettiamo tutto l'impegno del mondo per scacciarli e non abbatterci; "ci mettono a terra" senza scampo. I dolori più forti ce li portiamo dentro e nemmeno il tempo riuscirà a cancellarli. Tuttavia bisogna che la strada venga percorsa con un minimo di serenità. Poi bisogna accettare le asperità. Ciao Mimmo.

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