Così parlò Pino Scotto

 




Pino Scotto e la condizione del metal in Italia oggi

Quando i Vanadium hanno iniziato la loro carriera c’era un certo fermento nel nostro Paese e a Milano che lasciava sperare che la nostra Italietta si sarebbe aperta al nuovo e invece qualcosa è andato storto. Pino, parlaci del metal oggi; come sta?

Da anni ormai il metal rappresenta la società di oggi, dove tutti sono alienati e pieni di demoni. L’influenza blues è andata avanti fino alla metà degli anni 90. Poi sono arrivati i “tagliaerba” -chitarristi, n.d.r- e ora non ci sono più gli quegli assoli di un tempo, quei riff notevoli, la voce non è più quella di prima. Oggi il mio disco Dog eat dog avrebbe venduto 4.000 copie. Purtroppo è successo ciò che è successo al prog negli anni 70. Questo non è il Paese della grande musica, dell’intelligenza, ma è un paese dove si continua a distruggere l’arte. E’ un genocidio culturale; forse ci vogliono tutti ignoranti. Non manifestiamo, non protestiamo, è la società che si nasconde dietro al cellulare, dietro a uno schermo. Fortunatamente c’è uno zoccolo duro di persone che resiste e che vorrebbe che l’arte resti pura, mai corrotta. 

Pino cosa ne pensi della trap? E dei cantanti di oggi?

Achille Lauro dovrebbe fare le sfilate con Malgioglio. Se anni fa avessi saputo che la trap sarebbe arrivata mi sarei suicidato. Se qualche anno fa ci si fosse presentati da un discografico con un prodotto odierno ci avrebbero mandati dal medico. Però un duetto con Loredana Berté lo farei volentieri, lei ha un’anima rock. A Ligabue invece direi di …lasciare perdere (ride).

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