Il 9 marzo 2020, il lockdown

 



La frase che il premier Giuseppe Conte annuncia dagli schermi televisivi di un Paese che non si rende ancora conto della catastrofe è, “Non ci sarà più una zona rossa, non ci saranno più zona uno e zona due, ma un’Italia zona protetta. Saranno da evitare gli spostamenti salvo tre ragioni: comprovate questioni di lavoro, casi di necessità e motivi di salute”.

È il 9 marzo 2020, quando il presidente del Parlamento appone la firma su un decreto che segna la storia della nostra nazione. Dal mattino dopo, infatti, l’Italia intera è in lockdown a causa della pandemia di Covid-19. Il 9 marzo dà anche l’imput per un romanzo che trova fra la mestizia di quei mesi – e degli attuali – le quinte giuste per sbocciare.

Si tratta di Nemmeno il tempo di un abbraccio (PlanetEdizioni, pag. 142), di Mimmo Parisi. Questo autore ha al suo attivo un pugno di pubblicazioni che girano nel circuito del passaparola. E, ovviamente e viste le premesse, questo libro nasce durante la reclusione post 9 marzo 2020.  Insomma, i mesi del lockdown della prima ondata. Era il tempo dei balconi. Dei concerti solitari sui tetti delle case – in tanti ricorderanno il ragazzo che suona disperatamente, armato di chitarra elettrica e amplificatore – delle fila al supermercato, delle mascherine introvabili.

I protagonisti sono Nico, un ragazzo del sud giunto a Bologna appena pochi giorni prima della dichiarazione del lockdown nazionale. Il giovane è affetto da una patologia agli occhi. Qui conosce – dai balconi – Stella, una ragazza che gli cambierà il destino. È trascorso un anno fra le strade italiane, è trascorso un anno sulle pagine di un romanzo ispirato da un evento incredibile, un virus deciso a dar filo da torcere agli umani.

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