La storia di Steve Ray Vaughan

 

La  storia della tragica fine di Stevie Ray Vaughan. Uno dei più grandi chitarristi blues di tutti i tempi

Il 27 agosto del 1990 il mondo perdeva uno dei più grandi chitarristi di tutti i tempi: Stevie Ray Vaughan. Nato a Dallas in Texas il 3 ottobre 1954, leader dei Double Trouble, un fenomeno della chitarra la cui carriera è durata solo sette anni ma lo ha fatto entrare nella storia del rock-blues.

Stevie Ray Vaughan iniziò a suonare ad undici anni insieme al fratello Jimmie Vaughan, a diciotto anni lascia la scuola e si trasferisce a Austin e nel 1978 comincia a suonare nei club della città con i Double Trouble, diventando uno dei musicisti più famosi del Texas.

Il successo internazionale arriva dopo un controverso concerto al Montreaux Jazz Festival in Svizzera nel 1982. Il produttore Jerry Wexler lo consiglia all’organizzatore Claude Nobs per la serata blues, i Double Trouble suonano un medley di pezzi di Freddie King e Albert Collins, nel pubblico molti applaudono e qualcuno fischia. Un critico musicale scrive: «E’ arrivato dal nulla, vestito come Zorro con una Fender Stratocaster del 1959. Non aveva un album, un contratto discografico, un nome. Dopo quel concerto tutti volevano sapere chi era».

Il giorno dopo i Double Trouble suonano nel Casinò di Montreaux, Jackson Brown si unisce a loro per una jam session e gli offre il proprio studio di Los Angeles, e David Bowie lo vede suonare e lo chiama per suonare in sei pezzi di Let’s Dance il suo album più venduto, numero uno in classifica in Inghilterra e in molti paesi europei e numero 4 in America nel 1983. Subito dopo Stevie Ray Vaughan esordisce come solista con l’album Texas Flood (registrato ai Down Studios di Jackson Browne) e diventa il protagonista del revival blues dei primi anni ’80, influenzando chitarristi del decennio successivo come John Mayer e Mike McCready dei Pearl Jam.

Pubblica altri tre album, Couldn’t Stand the Weather nel 1984, Soul to Soul nel 1985 e In Step nel 1989, con cui vince un Grammy Award. È la sua consacrazione, l’atto finale di una carriera destinata a finire tragicamente a soli 35 anni. Il 27 agosto 1990, Stevie Ray Vaughan e i Double Trouble vengono invitati a partecipare ad una jam session di superstar del blues all’Alpine Valley Resort di East Troy, una località di montagna del Wisconsin insieme a Buddy GuyEric ClaptonRobert Cray e al fratello di Stevie Ray, Jimmie.

Dopo il concerto, quattro elicotteri della compagnia Omniflight Helicopters attendono i musicisti per portarli a Chicago. Uno degli elicotteri è riservato per StevieJimmie e sua moglie Connie ma è stato già occupato da tre membri della crew di Clapton, il tour manager Colin Smythe, l’agente Bobby Brooks e l’addetto alla sicurezza Nigel BrowneStevie Ray vuole tornare a Chicago e chiede a Eric Clapton di lasciargli l’ultimo posto libero. L’elicottero decolla intorno a mezzanotte e cinquanta minuti in una notte nebbiosa e si schianta poco dopo su una pista da sci, uccidendo tutti i passeggeri a bordo. Un inchiesta della Federal Aviaion Administration chiarisce che il pilota Jeff Brown era qualificato per pilotare piccoli aerei, ma non un elicottero.

Stevie Ray Vaughan aveva appena completato un percorso di disintossicazione da alcol e droga ed era pronto a diventare una delle più grandi star nella storia del blues. Dopo la notizia della sua morte, migliaia di fan si radunano in un parco di Austin per rendergli omaggio. Stevie Ray Vaughan viene sepolto al Laurel Land Memorial Park di Dallas, in Texas dopo un funeral a cui partecipano anche Stevie WonderBuddy Guy e i membri degli ZZ TopJohnny Winter, uno dei più grandi chitarristi americani degli anni ’70 ha detto: «Ogni singolo musicista del Texas conosce Johnny e ha imparato qualcosa da lui». I critici lo hanno definito: «L’ultimo eroe della chitarra dei tempi moderni».

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