Gilby, il chitarrista che sostituì Izzy Stradlin nei Guns n’ Roses

 





«Ho scoperto solo pochi giorni fa che anche loro sono in Italia». Sai che qualche fan spera in una tua comparsata sul palco, vero? Ci sono dei commenti sotto le tue foto su Instagram… «Davvero?! Domani loro sono a Roma, ma io sarò in Sardegna».

Loro sono i Guns N’ Roses e colui che parla è Gilby Clarke, che nei GNR – li chiama spesso così, con le iniziali GI-EN-AR – ha suonato dal 1991 al 1994, sostituendo il chitarrista storico Izzy Stradlin all’apice del loro successo, durante l’infinito tour di Use Your Illusion.

È un caldissimo venerdì pomeriggio, siamo nel giardino del Legend Club, un locale alle porte di Milano. Gilby è appena atterrato dopo una settimana di vacanza in Sardegna con la moglie Daniella, hanno fatto un giro turistico in moto, altra sua grande passione oltre le chitarre e la musica.

Sessantun’anni il prossimo 17 agosto, dopo un grosso concerto-evento in Romania insieme ad altri Godz of Rock, stasera suona qui, domani prende un aereo per tornare in provincia di Oristano dove ha in programma un altro live e domenica vola di nuovo verso il Veneto per un concerto a Padova, per imbarcarsi infine all’alba di lunedì con destinazione casa, Los Angeles.

In apertura del live odierno al Legend ci sono Lizi and the Kids, una band italiana prodotta dallo stesso Gilby. Partiamo dunque da Lizi – una sorta di giovanissima Joan Jett nostrana – e, a un certo punto della chiacchierata, passeremo a Izzy.

Come sei finito a lavorare con una ragazza del nostro Paese, producendo Keep Walking, il disco di Lizi and the Kids?
Grazie ad Alvise (il promoter degli show italiani, nda). È stato lui a suggerirmi di lavorare con lei, sapendo che avevo già prodotto band simili tra power pop e pop-punk. Così ho ascoltato alcune sue canzoni on line, capendo subito che ha un buon orecchio, scrive bene ed è molto professionale. All’inizio è stata un po’ dura con l’inglese, ma anche per questo è stata una bella sfida. Oltretutto Lizi è molto dolce, e quando è venuta in America è diventata subito amica di mia figlia.

Anche tua figlia Frankie suona, ha una band pop-punk, Frankie and the Studs. È in qualche modo influenzata dalla tua musica?
Direi che è influenzata da me più per come affronta le performance live e si relaziona col pubblico che per la musica in sé. Ogni tanto vado a vedere i suoi concerti e le sento dire sul palco cose che sicuramente ha preso da me. Ma a lei piacciono cose diverse, tipo i Paramore o i Green Day, il punk-rock più moderno. Non ama troppo il rock tipo Guns N’ Roses o Metallica.

Ma pensi che una band italiana come Lizi and the Kids possa funzionare in America?
Certamente! Lei è giovane, ma è straordinaria. Ha ancora molto da imparare, deve suonare tanto dal vivo, le toccherà fare concerti buoni e concerti meno buoni. Ma sicuramente sì, può funzionare molto bene.

Cosa ne pensi del pop-punk contemporaneo, ti piace?
Proprio grazie a Lizi e mia figlia ho conosciuto cose nuove, tipo Machine Gun Kelly: lo capisco, ma non è la mia tazza di tè. In generale, credo che ora la musica abbia troppe categorie. Se ascolti un disco dei Queen ci trovi dentro country, hard rock, metal, pop, davvero un po’ di tutto. Mentre adesso ci sono tante, troppe etichette: o fai pop, o punk, oppure metal. Credo che tutti dovrebbero essere invece un po’ più versatili.

Nel tuo ultimo album, The Gospel Truth, c’è una canzone che si chiama Rock and Roll Is Getting Louder. È un riconoscimento del buono stato di salute del genere, anche grazie a tante band con donne alla voce, come Lizi o tua figlia Frankie?
Vero, ci sono tanti buoni gruppi rock and roll con voci femminili e quel pezzo parla proprio dello stato attuale della musica, ma quando scrivo le canzoni non voglio che siano troppo palesi, mi piace che le persone ci pensino un po’ su mentre le ascoltano. Comunque sì, la gente diceva che il rock and roll era morto, che le chitarre erano morte, ma se band come Metallica, Guns N’ Roses o Rolling Stones continuano a fare sold out negli stadi, significa che il rock and roll è in ottima forma.

Come costruisci la scaletta per un concerto come quello di stasera?
Sono qui con la mia band solista (un power trio con Troy Patrick Farrell alla batteria ed EJ Curse al basso, nda) e quindi scelgo pezzi del mio repertorio e poi un po’ di cover: Rolling Stones, Thin Lizzy, GNR… e ancora Rolling Stones (ride).

A proposito dei Rolling Stones, tu sei un loro grande fan. Una curiosità: come sei finito a suonare il pianoforte su una cover di Street Fighting Man nel disco dei Chesterfield Kings Let’s Go Get Stoned?
Ero a Rochester, la loro città, per una guitar clinic alla House of Guitars, un bellissimo negozio di chitarre vintage dove lavorava il loro chitarrista Andy Babiuk, che mi disse: «Stiamo registrando una canzone dei Rolling Stones, ci piacerebbe avere anche te perché sappiamo che sei un loro fan, ma abbiamo già fatto tutte le chitarre…», Allora gli ho risposto: c’è un piano? Fatemi suonare il piano!

Hai mai avuto occasione di conoscere i Rolling Stones o suonare con loro?
Suonare con tutti loro mai, però li ho conosciuti e mi è capitato di suonare con qualcuno di loro, tipo Ron Wood.

Stasera hai in scaletta pezzi del tuo primo gruppo, i Candy?
No, nessuna canzone dei Candy perché non se li ricorda nessuno! È passato davvero tanto tempo… Preferisco fare altri pezzi che mi piacciono, con cui ho un legame più forte, come per esempio Monkey Chow degli Slash’s Snakepit perché è un pezzo che ho scritto io stesso. Oppure cose tipo Knockin’ on Heaven’s Door o Dead Flowers, che con i Guns cantavo io. Sai che una canzone dei Candy era stata coverizzata anche da GG Allin?

Certo! Kids in the City trasformata da GG Allin in Sluts in the City! Ti piaceva la sua versione?
Non direi proprio che mi piaceva, ma diciamo che era divertente.

E invece quanti pezzi fai della band che avevi prima di entrare nei Guns N’ Roses, i Kill for Thrills?
Almeno uno, Motorcycle Cowboy

Perché è quello che sei, un cowboy in motocicletta!
Sì, sono appena stato in Sardegna con mia moglie, tutta la settimana in moto.

Ricordi la prima moto che hai avuto?
Una Honda Trail 70, la usavo per andare al lavoro in un negozio di musica. Ma la mia prima vera, grossa Harley l’ho presa nel 1989.

Quante Harley hai ora?
Quattro: una del 1941, poi una del 1965, una del 1970 e una più nuova del 2019.

Ma hai più moto o più chitarre?
Decisamente più chitarre! Anche se ne ho vendute una decina, ora ne ho forse 70.

E hai ancora la tua primissima chitarra?
No, perché la mia prima Les Paul mi è stata rubata sul palco, mentre ne stavo suonando un’altra durante un concerto. Era l’inizio degli anni ’80, molto prima dei Candy. Ma la Les Paul nera che vedi nei video dei GNR è la stessa che suonavo nei Candy.

Hai tenuto tante chitarre del periodo con i Guns N’ Roses?
Ne ho venduta qualcuna, ma le ho quasi tutte.

Come scegli i pezzi dei Guns da fare dal vivo? Probabilmente è tutto quello che vogliono ascoltare i fan…
È molto semplice: Axl ha una voce incredibile, unica, è molto molto più bravo di me (ride). Io posso fare solo quelle che riesco a cantare, certo non Sweet Child o’ Mine. Così canto It’s So Easy, qualche volta Patience, ci è capitato di fare Civil War… Ma non posso certo cantare grandi hit come Welcome to the Jungle. Se i fan chiedono insistentemente proprio Sweet Child o’ Mine, magari la facciamo cantare al pubblico perché è davvero troppo alta per me.

Cosa ricordi dei tuoi concerti in Italia con i Guns?
Prima di tutto ricordo benissimo le magliette che ci aveva fatto Versace per quel tour, erano fighissime, ma purtroppo non ce l’ho più. E poi ricordo anche che andando verso lo stadio vedevo il merchandise contraffatto che sembrava meglio di quello ufficiale! Continuavo a chiedere: ma com’è possibile? E mi rispondevano: taci (ride).

Ma senti ancora gli altri Guns N’ Roses, Slash e Duff?
Sì e no, ogni tanto ci mandiamo qualche messaggio, tipo per farci gli auguri di buon compleanno o cose del genere…

Una domanda sulle stravaganze dei Guns N’ Roses. Nella sua autobiografia, Matt Sorum racconta che tu e Duff avete fatto uno scambio: hai barattato una tua maglietta che gli piaceva con la sua macchina, è vero?
Certo (ride)!

Ma che maglietta era?!
Era una maglietta nera di rete che indossavo durante i miei primi giorni nel gruppo, a Duff piaceva molto e la prendeva spesso in prestito… Un giorno gliel’ho chiesta indietro e lui mi ha risposto: perché non facciamo uno scambio? Eravamo andati insieme alle prove con la mia macchina, che era una Mustang del ’65. Quella che per molti era un’automobile classica, per lui era vecchia e scassata. Così qualcuno da dietro disse: «Allora fatti dare una macchina, no?». Gliel’ho chiesta, e mi ha dato in cambio la sua Corvette!

Ce l’hai ancora?
No, l’ho venduta. Ma eravamo nel 1993 o ’94…

Qual è stato il miglior momento che hai vissuto con i Guns N’ Roses?
Ci sono stati tanti momenti splendidi, ma forse il migliore per me è stato quando abbiamo suonato per la prima volta in Argentina. Il pubblico era davvero folle, ai tempi sembrava che per noi ci fosse un clima da Beatlemania, era un po’ come se fossimo Elvis. Tutti i concerti erano straordinari, ma quelli in Argentina sono stati davvero i più assurdi.

E il momento più basso con loro?
Così come ci sono stati tanti alti davvero alti, ci sono stati anche tanti bassi davvero bassi. Forse tornare a casa dopo quel tour è stato il momento peggiore. Eravamo tutti stanchi, era stata una tournée lunghissima, ma nessuno voleva smettere perché sapevamo che, una volta finito il tour, sarebbe finito tutto davvero. E così è stato, almeno per un po’.

Tu hai sostituito Izzy Stradlin, che dopo i Guns n’ Roses è diventato una specie di fantasma. Lo senti ogni tanto, hai idea di cosa faccia o dove sia?
Sinceramente non ho idea di dove sia, non lo sento da non so neanche quanto tempo. Considera che Izzy era mio amico prima che io entrassi nel gruppo, era il membro dei Guns N’ Roses che preferivo, quello con cui mi identificavo, avevamo tante cose in comune. Quando ha pubblicato il suo primo disco solista l’ho comprato subito, anche perché mi piaceva tantissimo il chitarrista che suonava con lui, Rick Richards dei Georgia Satellites.

Ascolti ancora cose tipo i Georgia Satellites?
Sì, li stavo ascoltando l’altro giorno in moto girando la Sardegna, mi piace soprattutto il loro secondo album!

Commenti

Post popolari in questo blog

METALLICAmente

Aerosmith, problemi al cantante