Liga, un ragazzo con la chitarra e tante cose da dire
Chissà quanti dei fan di Ligabue, al campo di Monza, avranno capito l’inizio del concerto di questo settembre 2016: il cielo azzurro, un enorme traliccio, molto barocco, che scorre sullo schermo su note tratte dal Gugliemo Tell di Rossini. Era la sigla con cui iniziavano i programmi televisivi della Rai. Comunque e a guardare indietro, era il 1986 e Ligabue aveva 26 anni e fondava la band Orazero. Tutto è iniziato da lì. Ora, al parco di Monza si narra la continuazione di quel ragazzo con la chitarra e tante cose da dire.
Ma anche chi non ha colto il riferimento capisce il senso: inizia la festa. Invitati, paganti, ma neppure troppo, 57,5 euro che coi tempi che corrono nei concerti è una cosa onestissima, 80 mila spettatori. E 50mila nella replica di domenica sera. E se si è fan del Liga, questa è davvero una festa: 32 canzoni che pescano a piene mani nel repertorio del rocker, comprese tante cose del passato, anzi a dirla tutta metà della scaletta è fatta di canzoni dello scorso millennio, unanimemente ritenuto il suo periodo migliore (basterebbe un disco come Buon compleanno Elvis a dire tutto).
Senza dimenticare le novità, dato che ci sono anche quattro canzoni dell’album Made in Italy, che uscirà il 18 novembre. G come giungla già è un tormento(ne) radiofonico, qui ecco svelate anche La vita facile (con pericolosi echeggi dei Queen), Ho fatto in tempo ad avere un futuro e Dottoressa, testi non esaltanti, ma brani che dal vivo rivelano il solito grande senso del ritmo.
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