Max Mara e il paesaggio urbano

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Uno show ideato come lo script di un film, incentrato sull’arte spesso forte e critica di Liu Wei, unita ai valori del marchio. Terreno d’incontro è il paesaggio urbano: facile comprendere come Wei già autore nel 2005 di opere come Love it! Bite it!, città creata con biscotti per cani, ma anche visioni di grattacieli plasmati con carta di libri riciclata o Don’t Touch, tempio sospeso in cuoio, legno e metallo sia stato l’innovatore prescelto per rappresentare l’heritage di un marchio saldo nel passato ma proiettato verso il futuro, con una vivace innovazione tecnologica. E fra stoffe lavorate da profili geometrici come mappe si delineano i confini della capsule collection Max Mara + Liu Wei Special Edition, undici pezzi dove le intramontabili sfumature della maison (cammello, bianco e nero) si uniscono agli ideali di progresso dell’artista che, cresciuto in un periodo di rapida urbanizzazione, ha spesso rivolto il proprio lavoro a queste tematiche.

«Il ruolo della donna in Cina è ormai uguale a quello internazionale» spiega Wei Wang, 53 anni, Founder&Curator del Long Museum di Shanghai e celebre collezionista. Una delle tre personalità cinesi scelte dal brand non solo per interpretare alcuni capi nei rispettivi luoghi di lavoro, ma per esprimere valori e opinioni sulla moda e la città, l’arte e la donna. Ho personalmente curato She, mostra d’artiste femminili, numerose le cinesi. Avendo diretto molte gallerie non posso sopportare la mancanza d’evoluzione. E la mia passione per l’arte si tramuta naturalmente in un desiderio di condivisione, riconoscimento e di una precisione che, in questi capi, risiede nell’e- sattezza del taglio: un abito fatto per attrarre lo sguardo ha spesso una linea impeccabile».

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