A proposito di "Shapeshifting", il disco pubblicato nel 2020

JOE SATRIANI

Intanto e subito, l'artista arriva in Italia il 2021. Causa Covid-19. E ora, ecco il disco strumentale di Joe Satriani, in circolazione da qualche tempo. Già insegnante di Steve Vai e di Malmsteen, per il chitarrista questo è un lavoro che per certi versi rimanda allo stile dei suoi citati allievi. a Dure la verità, soprattutto a Vai. Il lavoro giunge in seguito alla partecipazione, fortemente voluta, del batterista dei Red Hot Chili Peppers Chad Smith e l 'altro rocker di lungo corso Glenn Hughes. Joe Satriani torna ai propri fan con un un disco strumentale intitolato "Shapeshifting". La band che lo accompagna nella nuova prodezza solista è più nutrita, ma non di molto: Chris Chaney al basso, Kenny Aronoff alla batteria, Eric Caudieux alle tastiere, oltre agli interventi di Lisa Coleman e Christopher Guest. Il disco è stato prodotto dallo stesso Satriani insieme a Jim Scott, uno che vanta nel proprio curriculum vitae diciassette nomination ai Grammy con sette premi. Legati alle collaborazioni, per la cronaca, con Tom Petty, Santana, Foo Fighters, Dixie Chicks e Tedeschi Trucks Band. 

Essendo un disco strumentale il tutto gira intorno (e non poteva essere altrimenti) ai vari 'solo' di chitarra del virtuoso 63enne musicista di origini italiane che giungono abbondanti e puntuali. I tredici brani di "Shapeshifting" ci restituiscono un Satriani in buona forma che spazia il proprio orizzonte– ed è una buona idea - attraverso vari generi non rimanendo ancorato pedissequamente al rock. Ora spingendosi sulle lievi frequenze del reggae giamaicano in "Here the Blue River" o attingendo alle sonorità blues in "Perfect Dust", oppure ancora rielaborando in un 'mood' spaziale una tessitura di stampo africano quale quella che sottende a "Ali Farka, Dick Dale, An Alien And Me". C'è spazio inoltre per la spensierata e bucolica "Yesterday's Yesterday", connotata dal suono del mandolino di Guest; così come per "Big Distortion" che, questa sì, è rock e ariosa, con tanto di clapping. Mentre la title track e, ancor di più, "Nineteen Eighty", con una intro modello AC/DC o Van Halen, forniscono potenza e melodia. 

In "Teardrops" Joe si fa notturno, il suo motore cala di giri e, di paripasso, sale il livello dell'ispirazione. Sotto ritmo anche "Waiting" che regala una insolita intro al piano. Come detto in precedenza, il musicista è in buona forma, l'album è ottimamente prodotto, i musicisti sono impeccabili e il disco offre parecchi momenti di puro divertimento . La carriera di Satriani che ormai è prossima ai 35 anni, è una carriera devotamente dedicata alla musica e di certo il ragazzo non si è risparmiato, motivo per cui, soprattutto quando non si è supportati da un testo, il grosso rischio è quello di cadere nella ripetizione e nel 'già sentito'. Satriani evita questo rischio facendo appello al suo grande talento, e, questo forse è il suo vero segreto di 'lunga vita', sa che non si deve sempre schiacciare il piede sull'acceleratore e mettersi a tavoletta. Sa che anche per le note c'è un tempo per correre, ed uno per riposare. Insomma, i fan più vicini alle sue peripezie non crediamo possano dispiacersi dell'ascolto di "Shapeshifting".

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